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#Tecniche costruttive #Isolamento termico #Durabilità
Casa in legno: meglio un tetto piano caldo o freddo?
Per una casa in legno: meglio un tetto piano caldo o freddo? Ho una certa confusione.
Risposta a cura di Michele De Beni, Esperto di edifici ad alta efficienza energetica
Pubblicato il 07/10/2021
La principale differenza tra le due soluzioni costruttive sta nella posizione reciproca tra lo strato coibente e lo strato impermeabilizzante: nel tetto caldo il coibente è protetto dalla guaina (coibente sotto e guaina sopra) e in quello "freddo" (a volte chiamato "rovescio") il coibente protegge la guaina (coibente sopra e guaina sotto).
I fattori che possono "influenzare" tale scelta, sono molteplici ma i principali sono i seguenti:
Altri fattori possono essere la portanza, solitamente espressa in kPa, del materiale coibente, cosi' come la presenza di impianti fotovoltaici da fissare alla struttura.
Sia ben chiaro che, a mio avviso, non è esiste a priori una soluzione migliore dell'altra, piuttosto, ognuna è più idonea a risolvere una serie o una combinazione delle esigenze sopra menzionate. Ad esempio, in una casa con una copertura piana in una zona a forte piovosità, potrebbe essere preferibile una soluzione a tetto caldo in quanto la pioggia viene immediatamente e più velocemente portata alla rete di deflusso. Viceversa, in un clima secco e con forte irraggiamento, in una copertura a tetto "rovescio", l'isolante protegge maggiormente la guaina da fenomeni di dilatazione e degrado. In ambedue i casi citati, si possono utilizzare elementi aggiuntivi che possono "adattare" una soluzione al contesto e, ad esempio, nel secondo caso (clima secco e caldo) si potrebbe utilizzare un tetto "caldo" ma con una guaina cool roof bianca ad elevata riflettanza solare. Se tale copertura fosse anche pedonale, si potrebbe proteggere la guaina dall'irraggiamento con una pavimentazione galleggiante che funga anche da ombreggiante per la stessa.
La specificità dell'edificio a struttura lignea risiede a mio avviso nel ricercare quelle soluzioni costruttive che meglio di altre permettono una sicura e duratura impermeabilizzazione dei componenti edilizi, soprattutto nelle coperture piane che, per loro stessa geometria, possono dventare punti di accumulo e di ingresso di acqua piovana. Oltre a questo, nel malaugurato caso che si venga a creare un punto di ingresso di acqua e, ancor peggio, un ristagno di umidità, tale punto di debolezza deve essere facilmente individuabile. Un tetto caldo quindi, in cui la guaina impermeabilizzante sia controllabile a vista (anche sotto una pavimentazione galleggiante) favorisce questo requisito. Eviterei ad ogni modo delle barriere vapore assolute nel lato interno del pacchetto (ad esempio teli in PE o con lamine di alluminio), a favore di freni vapore che, seppur con valori Sd elevati, possano segnalare eventuali ristagni di umidita'.
Dal punto di vista del materiale coibente, in entrambi i casi, vanno scelti materiali isolanti che non soffrano l'umidita' (ad esempio lane minerali o fibre vegetali il cui valore di coibenza viene fortemente influenzato da questa) e che assicurino una certa portanza, senza vistosi cedimenti nel tempo. Queste deformazioni, nel caso di tetto caldo, possono essere causa di una non perfetta planarita' della guaina e di ristagni d'acqua piovana che ne possono accelerare il degrado.
A livello progettuale, estremizzando il concetto, in un edificio in legno, sarebbe meglio scegliere sempre coperture a falde (tetto ventilato) piuttosto che coperture piane, ma se proprio si desidera inserirle nel progetto, la massima attenzione alle infiltrazioni d'acqua, sia in fase di realizzazione che di utilizzo, deve essere l'aspetto prioritario.